Borghi del Gusto (Basilicata) - Vietri è stato segnalato da l'Italia del Gusto fin da marzo 2014

 



Le origini di Vietri sono piuttosto antiche, tanto che la sua denominazione si pensa abbia origine dal nome dell'accampamento romano "Campi Veteres", sorto in seguito all'imboscata tesa a Tiberio Gracco da parte del lucano Flavio. Dopo essere stata una potente roccaforte gotica e, successivamente, longobarda, divenne feudo del principato di Salerno e nel 1700 passò ai Sangro, che la vendettero ai Caracciolo nel 1705.



Ubicato su un terrazzo proteso a Nord verso la vallata con i suoi ripidi pendii, e dominante a Sud il corso del fiume Melandro, in cui confluisce la Fiumarella di Vietri, il centro (prima della costruzione della Basentana) è collegato con Salerno e Potenza tramite la Strada Statale SS 94 che è stata oggetto di numerosi lavori di sistemazione a partire dai primi decenni dell'Ottocento, quando si è realizzato il collegamento con il capoluogo lucano. Numerosi reperti confermano la presente dei "Lucani" fin dal VI sec. a.C. Già con il suo nome, formato dalla radice Vet(antico), riflette l'esistenza di un sito abitato fin dalle epoche più remote; ciò trova riscontro nella toponomastica del suo territorio (v. Vetranico), ove, a differenza del centro abitato occupato da edifici, riscontriamo attestazioni di rinvenimenti archeologici sin dalla storiografia dell'Ottocento (c.da San Giovanni, S. Felice, S. Vito, etc.). Recenti conferme sono pervenute negli ultimo anni dalla scoperta di strutture di epoca romana nei pressi della cappella di S. Vito oltre che di reperti del IV/III sec. a.C. in contrada San Felice; interessante, quanto alla ubicazione nei pressi della viabilità antica ed in luoghi ricchi di sorgenti, il rinvenimento di un a villa rustica tardo-romana non lungi dal Varco di Pietrastretta, preceduta nello stesso sito da un complesso repubblicano di identica destinazione. Ne' da sottintendere quanto di antico si conserva nel centro abitato: una stele funeraria del I sec d.C. recante due busti di coniugi, inserita nella parete laterale della Chiesa Madre, ed altre antiche documentazioni (colonne, stele) conservate secondo la storiografia moderna e contemporanea in cortili di palazzi della borghesia locale, se raccolti nell'area dell'attuale abitato, inducono a ritenere probabile sul posto l'esistenza di un pagus, che con i vici dispersi nell'agro formava la struttura insediativi nell'antichità. Numerosi quesiti storici, come quello più noto, relativo alla identificazione nell'Agro di Vietri del luogo della più famosa battaglia dei Campi Veteres, che la storiografia ha nel complesso ubicato presso i confini della Calabria antica (Bruttium) per la velocità di spostamento degli eserciti accampati in quell'area, rimangono al momento parzialmente risolti per la rarità o la completa carenza di fonti documentarie. Quanto al Medioevo, ad esso si riportano le prime attestazioni del nome della località (Vetrum ad es. nel 1299 quando è compreso in un elenco di centri del Principato Citeriore, di cui fa parte fino al 1816 quanto viene compreso nella Basilicata, o anche Betrum (1290) quando deve inviare a Padula viveri per sostenere gli armati durante la guerra del Vespro. E' da ricordare che nella seconda metà del XII sec. Vietri era posseduta da due feudatari, Guaimario de Rotonda e Accardo De Vetro che devono fornire armati per la spedizione organizzata dai Normanni contro il Barbarossa ed altri; inoltre, come si evince da una lapide attualmente posta sulla parete destra della facciata della Chiesa Madre, ma già sistemata insieme ad un busto di Innocenzo II, al suo interno, nella cappella del Rosario, Vietri festeggia nel 1137 il passaggio del Papa che fuggendo alla persecuzione dell'antipapa Anacleto, appoggiato dal normanno Ruggero, va incontro a Potenza all'imperatore Lotario II. Nel periodo angioino è da menzionare per il suo contributo in uomini per la manutenzione del castello di Burgentia (Brienza); nelle Decime degli anni 1308-1310 il suo clero, che fa parte dall'inizio della Diocesi di Conza, poi di Campagna ed infine dal 1973 di quella di Potenza, è tra i più importanti della circoscrizione ecclesiastica. La "Cronista Conzana" riporta nel 1691 che nella Chiesa Madre, dedicata a S. Nicolò, sono riposte le reliquie di S. Anselmo martire che Giovanni De Sangro, Duca di Vietri, ha donato al paese il 25 aprile 1616; sono inoltre menzionate la Chiesa dell'Annunziata, le numerose confraternite (Immacolata Concezione, Monte dei Morti, del Rosario, di S. Tommaso) e benefici, amministrati da famiglie di benestanti del posto come di De Mauro (S. Maria della Visitazione), Laspro, Passannante, Nigro-Forzati, Gerardelli, Guida, etc. Venticinque anni prima è stato costruito sulle pendici collinari a Sud di Vietri il Convento dei cappuccini, che ha sostituito quello edificato nella contrada Cappuccini vecchi, nel luogo over attualmente sorge la Chiesa del Carmine, fondata nel 1689. E' l'anno in cui per rendere grazie alla Madonna di essersi salvato da una caduta da cavallo, D. Carlo de Sangro, Duca di Vietri, ordina la costruzione della chiesa sulle rovine del vecchio convento. Questo è stato fondato intorno al 1562 quanto Vietri era feudo del Conte di Potenza D. Carlo de Guevara: su un terreno concesso da un fattore del feudatario viene costruito l'edificio composta da 16 locali, a forma quadrata secondo l'uso dei frati, con cortile e chiesetta, forse la metà dell'attuale. D. Frabrizio de Sangro successe per acquisto del feudo alla famiglia Del Tufo (che con Paolo ne è venuta in possesso a seguito di vendita all'asta reclamata nel 1568 dai creditori di D. Carlo de Guevara, duca di Potenza) diventa il primo Duca di Vietri (1595) e sostiene con fervore il convento nel cui ordine chiede ed ottiene di entrare. L'ubicazione sfavorevole del complesso, posto ai margini della strada che collega Vietri con Salvia (l'attuale Savoia di Lucania), induce a cercare il sito dell'attuale la cui costruzione è già in corso nel 1653, quando il vecchio edificio crolla sotto le fiamme. Anche il nuovo non conduce un'esistenza serena se si lamentano tra l'altro le continue depauperazioni del patrimonio librario della sua fornita biblioteca che si provvede sempre a dotare di nuovi testi, e se il 12 marzo 1815 esso viene soppresso in seguito alle leggi del periodo napolenonico. L'impianto urbano si è accresciuto nel tempo: ad esempio il nome Casale, che a metà Settecento contraddistingue un borgo del paese e che per numero di abitanti è il secondo dopo quello detto Gorga, può definirsi un aggregato in origine al di fuori del nucleo medievale.

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